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Museo della Civiltà Romana

Arte libraria antica e strumenti scrittori
nella biblioteca imperiale romana



Senza dubbio la più nota biblioteca privata di età imperiale è quella riconosciuta nella Villa Adriana di Tivoli. Questa grande sala, provvista di nicchia absidata sul lato di fondo, ha inspirato la ricostruzione di una biblioteca Romana nel Museo della Civiltà Romana, accogliendo nelle nicchie - oltre alla statua di Minerva collocata in quella absidata - la riproduzione degli oggetti destinati alla scrittura e alla lettura nel mondo romano, tecnicamente e scientificamente riprodotti nel Laboratorio del Museo Didattico del Libro Antico di Villa d'Este.
Tra questi ritroviamo: Volumen papiracei con umbilicus, tavolozza dello scriba - pittore, papiri greci e latini, fasci di volumina legati con rosse strisce, libri lintei, tavolette dealbatae, tabulae ceratae con stylus, plumbea charta, capsae, pergamene. Nella realizzazione dei su indicati supporti librari, sono stati usati strumenti e materiali per la scrittura utilizzati dagli egizi, quali: l'esile giunco "iuncus maritimus", il calamus e gli inchiostri (ottenuti dalla fuliggine) usati per la scrittura su papiro e pergamena, il nerofumo mescolato ad olio o gomma resina, e altri, prodotti con feccia di vino e nero di seppia.
Inoltre inchiostri colorati: "rubro" = rosso (rubrarentum) e il "cinnabaris", ricavato da un minerale proveniente dalla Spagna; tale sostanza, anticamente trasportata a Roma in forma di blocchi quale tributo della provincia, poteva essere lavorata solo nella capitale (monopolio). Per i codici più sontuosi, si usava tingere la pergamena stessa con porpora.
Strumento di supporto indispensabile all'inchiostro era anche nell'antichità ciò che noi oggi chiamiamo calamaio. Il termine latino che indicava tale recipiente era "atramentarium", da "atramentum"= inchiostro.
Con il termine "calamarium" o "teca calamaria" i romani indicavano invece l'astuccio nel quale si conservavano le penne (calami) e altro materiale per scrivere. Inoltre venivano usati strumenti quali: il coltello (culter) o il temperino (scalprum) per fare i tagli necessari ad aggiustare il kalamo con l'aiuto della pomice; il compasso (circinus), per misurare lo spazio tra le righe sulle quali si scriveva e per punteggiare, nei codici, a uguale distanza l'estremità delle pagine; le forbici (forfex), per regolarizzare i margini e la lunghezza del foglio e per rifilare le fronti; e infine la riga ( norma o regola) una sorta di squadra atta a controllare che le linee risultassero rette e parallele. Queste righe e questi margini, come avviene ancora oggi nel laboratorio di Villa d'Este, erano anticamente tracciati con una rondella di piombo o con un punteruolo di ferro o legno. Infine per le correzioni su papiro si adoperava una spugna bagnata (spungia deletis), mentre sulla pergamena o sulla pelle in genere si raschiava mediante un coltellino (rasorium o novacula)


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